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La Cattedra di S. Pietro

La Cattedra di San Pietro

La Sindone è un lenzuolo. Qualcosa che si può afferrare. La sperimentazione avviene su un telo simile alla sacra Sindone in tutto: sul telo c’è una fedelissima riproduzione delle impronte, ci sono i 16 fori, i forellini piccoli e le parti scurite fino all’ultima macchia. Il telo ha la consistenza dell’originale e si può toccare e muovere e contorcerlo.

La sperimentazione consiste nel ritorcere il telo in modo da formare delle figure che abbiamo visto nelle formelle che decorano la cattedra che fu di San Pietro. Si dimostra che la Sindone è presente in quelle decorazioni e non è riconoscibile. Si riconosce solo dopo aver sperimentato materialmente che è così.

 

Riportiamo ogni gesto compiuto nella sperimentazione.

 

Prendiamo il telo trasversalmente e lo pieghiamo a metà in modo che il retro resti interno. Prendiamo i brandelli che sono vicini alla macchia del costato e teniamoli con una mano, poi con l’altra mano prendiamo i due brandelli della schiena e avviciniamoli in modo che i primi stiamo sopra a formare le orecchie e i secondi a formare le barbe; contorcendo il telo posteriormente si ottiene quel mostro strano della prima formella nella fila superiore. Corrispondono tutte le macchie, naso, occhi…all’incisione!

Prendiamo il telo dal dorsale, teniamolo di fronte e prendiamo il brandello grande destro con la mano destra, è il becco; poi prendiamo i due brandelli grandi con la sinistra e sono le zampe: contorciamo il telo posteriormente ed ecco il cigno (prima formella della fila inferiore)

Prendiamo il telo disteso a terra con il rovescio esterno. Prendo con la mano destra l’angolo della parte dorsale dove c’è il lungo rammendo rettangolare e rigiro il telo verso l’interno ovvero avvicinandolo a me. Questa è la conchiglia o cornucopia. Ora rigiro il dritto con i buchi piccoli a formare il corpo dell’uomo che esce dalla conchiglia con i pesci in mano. Il tessuto abbondante ben ritorto forma la testa con la barba e gli angoli del telo diventano i pesci.

Prendiamo il telo disteso interamente dal diritto. Prendo il tessuto che è a metà longitudinale e a metà trasversale, a formare il musetto. Escono i brandelli vicini e formano le orecchie, i brandelli sotto diventano le zampette: ecco il leprotto.

Prendiamo il telo dal diritto e pieghiamolo a metà col rovescio interno. La parte frontale sotto, prendo il centro della metà appena ottenuta che diventa la testa dello scorpione, gli estremi – sulla stessa line della metà su cui lavoro- sono le chele. Abbozzando la corazza dello scorpione saltano fuori i brandelli e gli angoli del telo sottostante a formare le sei zampette e il tessuto ritorto a formare la coda ricurva dello scorpione.

Prendiamo il telo dal rovescio, tengo il centro del centro nella mano destra e con la sinistra ritorco il frontale verso l’esterno a formare la proboscide del gamberone, i brandelli del dorsale diventano le zanne e le macchie gli occhi. Il dorsale ritorto verso l’interno dal diritto con i fori e le macchie del bruciato dà il corpo del gamberone che appare macchiato.