Scritte ieratiche scolpite

Le scritte che si vedono sulla Sindone sembrano dovute alla luce e non a materiale diverso, come ad esempio inchiostro. Sono differenti da tutto quello che conosciamo.

…. E c’è qualcosa di strano, c’è un flusso, un movimento in quella misteriosa luce.

Quei caratteri di scrittura sembrano essere piuttosto un punto di incontro tra eternità e tempo. Leggendo le scritte si percepisce che si annullano certe distinzioni alle quali siamo abituati…come materia ed etere.

Probabilmente questi caratteri di scrittura fatti di luce e dovuti alla luce sono rimasti impressi in negativo dovuto al fatto che le scritte dei cartigli erano le parti scurite per via dell’inchiostro di cui erano state composte, mentre il cartiglio da cui provengono si bruciò.

Abbiamo il negativo di un cartiglio.

Sembra probabile che sul Titulus Crucis ci sia stato proprio un cartiglio. Sul Titulus Crucis dunque c’era quel cartiglio, forse le scritte non erano state fatte sul legno direttamente. Il cartiglio venne poi messo all’interno del lenzuolo funebre ripiegato (pensiamo: a contatto con la tela e col corpo di Gesù). E questo cartiglio venne mosso e i caratteri risultano impressionati come strisciati. Restarono impressionati sulle due parti del lenzuolo, dunque quando stettero all’interno dell’ involto funebre e la parte superiore non fu ancora allontanata da quella inferiore.

Poi ci fu l’incendio di cui restano le bruciature sul telo.

Lo scultore della cattedra di Pietro di Antiochia riportò sul contorno della spalliera della cattedra quel gran prodigio di lavoro in negativo. Ne deduciamo che egli senz’altro vide le impressioni scritturali del lenzuolo; è da escludere che gli sia stato commissionato di scolpirle senza vederle personalmente per il modo in cui  riuscì a rendere il groviglio misterioso così come si presenta: identico, in negativo, su più livelli di incisione, di una precisione irripetibile. Opera ancor più sorprendente per i mezzi di cui si poteva disporre all’epoca.

Il suo lavoro lascia più che ammirati!

Ma che uomo era? ….potè vedere e capire come le scritte fossero sovrapposte -dovute al movimento del cartiglio che fu mosso dal corpo di Gesù alla sua resurrezione-. Quello scultore fu di un’abilità incredibile, riuscì a comprendere e a rendere attraverso la scultura sulla pietra della cattedra la natura stessa di quelle impressioni scritturistiche di tipo ieratico.

Bene, aver incontrato tutto questo fa percepire il Signore presente. Egli è presente anche nella nostra indagine della sacra Sindone, con i suoi angeli. E noi lo percepiamo.

Abbiamo fotografato la cattedra di Pietro di Antiochia dal vero, quello che vediamo è il trono di san Pietro dal vero. Abbiamo potuto studiare l’oggetto fotografato in ogni minimo particolare sui documenti fotografici e con immenso stupore abbiamo scoperto che le scritte che ci sono sulla cornice dello schienale sono del tutto simili a quelle che ci sono sulla Sindone.

Le une e le altre corrispondono.

Le incisioni sorprendono per l’aspetto con cui si presentano. Ogni carattere di scrittura sta su più di una linea chiara in evidenza e si  ottiene seguendo incisioni sottilissime in alcuni casi o, in altri casi dai contorni delle linee evidenti.

Ma la sorpresa non finisce qui perché i contrasti tra le luci e le ombre sono ottenuti da altri accorgimenti ancora. Si presentano infatti sulla pietra come sulla tela sindonica: pare uno scorrere di cartigli, effetto derivante da luce soprastante la pietra.

E questa scia di luce riporta lo svolgersi dei cartigli. C’è un cartiglio che scorre sopra a tutta la spalliera verticalmente. Vi si vede un cartiglio piccolo con su la scritta NAZARENUSREXIUDAEORUM  e si vede una scia di luce grande grande, come di un cartiglio recante una scrittura che si distacca dalla cattedra.